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LOVELY NEWS: TUTTI IN POSA PER MULAS

Se amate la fotografia in bianco e nero, l’arte contemporanea e la Milano degli Anni 50 e 60 non perdete l’occasione di vedere tutto questo nei 250 scatti di Ugo Mulas nella mostra L’operazione fotografica, allestita a Palazzo Reale fino al 2 febbraio 2025.

Forse conoscete già alcune di queste immagini (io le vidi 40 anni fa pubblicate in un volume monografico) ma in ogni caso avvertirete una certa malinconia perché quella gente prodigiosa e quella Milano adesso non ci sono più. Grazie a Ugo Mulas, straordinario fotografo, farete un balzo all’indietro che vi confermerà quali tempi extra-ordinari vivevano i creativi.
E quanto fosse semplice, ma eccitante, la vita culturale e
mondana di quel periodo. Neppure io l’ho vissuta in presa diretta, però mi ha dato slancio scoprirla nelle sue foto quando ero ragazza. Guardate i ritratti di Lucio Fontana, Giorgio De Chirico, Oriana Fallaci… Vi accorgerete che Mulas coglie sempre il loro gesto più significativo, l’attitudine insolita e l’espressione meno ovvia. Anche Milano ha un’espressione particolare  in questi scatti, almeno per noi che non c’eravamo. È fotografata nel suo divenire: una città colta, ma ancora povera e molto laboriosa, piena di nebbia e dormitori pubblici, ma ricca di vivace spensieratezza. Fa bene vedere questa rassegna perché la dice lunga sul nostro passato recente. Su quanti intellettuali di calibro ci fossero, quanta vitalità scorresse nelle vene, quanta voglia di fare, dire, raccontare animasse le giornate. Davvero una magnifica occasione per ispirarsi.
 

Ecco una mostra che merita i 15 euro che ho speso. Tra pellicole in serie, ritratti di artisti contemporanei e scatti ai luoghi iconici della Milano di una volta (compreso il mitico bar Jamaica) le  foto  di Ugo Mulas sono una scoperta che mi emoziona. Ho studiato pittura a Brera e il nome di questo fotografo mi suona familiare così come mi piacciono i suoi lavori   perché ritrae gli artisti nei loro atelier e in questo modo restituisce fisicità all’opera d’arte, a quelle opere che fino a ora ho conosciuto soprattutto  sui libri. E questo suo modo di operare produce su di me un gran bell’effetto, soprattutto perché rende l’artista ritratto più umano e meno distante. 

Tuttavia, poiché ho 25 anni e sono nata nell’era digitale, alcune situazioni mi appaiono insolite. Avverto una strana sensazione, per esempio, se guardo le giovani donne fotografate mentre ballano nelle piazze della Russia sovietica; oppure questi bei ragazzi intenti a fumare  sigarette o mentre suonano la chitarra  al bar… Forse provo nostalgia di qualcosa che non ho mai vissuto. Molte immagini d’altronde mi riportano ai racconti dei miei nonni che avevano vent’anni negli Anni 50 e alla vita degli artisti bohémien di Parigi a cui mi sono tanto dedicata durante i miei studi accademici. 

In questi scatti in bianco e nero tutto è così rarefatto e così lontano che sembra fatto di vapore… Non ho mai conosciuto la Milano ritratta da Mulas allora mi prende la voglia di essere   catapultata  per un giorno nell’epoca in cui Giorgio De Chirico o Lucio Fontana erano vivi e in piena attività e poter parlare di loro, al Jamaica, con disinteressata socialità. Penso che sarebbe stato bello esserci per un giorno, ma la mostra ha provocato in me tante e tali emozioni che il viaggio nel tempo, in fondo,  è stato già compiuto.  

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